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L’elaborazione del lutto secondo Lacan e Recalcati: dal dolore alla rinascita del desiderio.

  • Immagine del redattore: Veronica Ruffato
    Veronica Ruffato
  • 11 nov
  • Tempo di lettura: 4 min
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Affrontare un lutto è una delle esperienze più difficili della vita. La perdita di una persona amata o di un legame importante ci mette di fronte al limite dell’esistenza, al senso di vuoto e di impotenza che accompagna ogni separazione.In psicoanalisi, il lutto non è visto solo come una ferita da rimarginare, ma come un processo di trasformazione simbolica che coinvolge il modo in cui ciascuno di noi dà senso alla mancanza.In questa prospettiva, le riflessioni di Jacques Lacan e Massimo Recalcati offrono strumenti preziosi per comprendere come attraversare il dolore e ritrovare, lentamente, una forma di vita possibile.


Lacan: il lutto e la mancanza che fonda il desiderio

Per Jacques Lacan, il lutto mette in luce la condizione strutturale dell’essere umano: siamo esseri segnati da una mancanza originaria, mai pienamente completi né autosufficienti.Quando perdiamo qualcuno, non viene meno soltanto una presenza concreta, ma anche la funzione che quella persona aveva nel nostro mondo interiore: ciò che rappresentava per il nostro desiderio.

Lacan descrive questa dimensione attraverso la nozione di oggetto a, l’oggetto causa del desiderio.Nel lutto, il soggetto fa l’esperienza della perdita di quell’oggetto simbolico che dava direzione e vitalità alla propria esistenza.Il dolore non è quindi solo affettivo, ma anche strutturale: è il segno di una verità profonda, quella secondo cui nessun legame umano può colmare del tutto la mancanza che abita ciascuno di noi.

Accettare questa mancanza non significa smettere di amare, ma comprendere che ogni amore è attraversato dal limite.Il lutto, in questa prospettiva, diventa un passaggio che svela la fragilità della condizione umana e, allo stesso tempo, la possibilità di un nuovo inizio.


La funzione della parola e la distinzione con la melanconia

Lacan sottolinea che il lutto, per essere elaborato, deve trovare un posto nel linguaggio.Solo quando la perdita viene detta, narrata, condivisa, può entrare nel campo del simbolico e trasformarsi da ferita a memoria.La parola permette di dare forma al dolore, di reinserirlo nel tessuto della vita psichica.

Quando questo processo non avviene, può subentrare la melanconia.Nella melanconia, il soggetto non riesce a separarsi dall’oggetto perduto e finisce per identificarsi con esso, come se la perdita riguardasse la propria stessa esistenza.Invece di dire “ho perso una persona amata”, il melanconico si sente lui stesso perduto, svuotato, senza valore.Elaborare il lutto significa, al contrario, riconoscere la perdita come tale e accettare che la mancanza possa diventare parte del proprio mondo simbolico.


Recalcati: l’amore che sopravvive alla perdita

Massimo Recalcati, psicoanalista contemporaneo e interprete del pensiero lacaniano in Italia, approfondisce il tema del lutto con un linguaggio più umano e affettivo.Per lui, elaborare un lutto non equivale a dimenticare, ma a trasformare la presenza reale in una presenza simbolica.La persona amata continua a vivere dentro di noi attraverso le tracce che ha lasciato: ricordi, gesti, parole, insegnamenti, modo di amare.

Recalcati descrive il lutto come un lavoro del desiderio: attraversare la mancanza per poter tornare a desiderare, senza negare il dolore ma dandogli un senso.È un processo che permette di passare dal vuoto alla possibilità, dal silenzio alla parola, dalla chiusura alla vita.Il lutto non è dunque la fine di un amore, ma la sua trasfigurazione in una forma più matura e interiore.


Dal dolore alla rinascita del desiderio

Sia in Lacan che in Recalcati, l’elaborazione del lutto comporta un movimento: dal trauma della perdita verso una rinascita del desiderio.Accettare che chi amiamo non tornerà non significa rinunciare all’amore, ma scoprire che il legame può sopravvivere in un’altra forma.La mancanza diventa allora una possibilità creativa, la condizione stessa che ci consente di vivere e di desiderare ancora.

Per Recalcati, questa capacità di attraversare il dolore è anche una questione etica: imparare a vivere con la perdita è un modo di assumere fino in fondo la nostra condizione umana, fatta di finitezza ma anche di apertura alla vita.Attraversare un lutto significa, in fondo, essere fedeli all’amore che abbiamo provato, senza trasformarlo in disperazione.


L’assenza come nuova forma di presenza

Elaborare un lutto, in questa prospettiva, significa dare un posto simbolico a chi non c’è più.L’assenza non cancella la relazione, ma la rinnova in un’altra dimensione.Chi è stato amato può continuare ad abitare la nostra vita come memoria viva, come ispirazione, come parte della nostra identità affettiva.

L’esperienza del lutto ci ricorda che la vita è fragile, ma anche capace di rigenerarsi.Accettare la mancanza significa accettare la realtà della nostra condizione, e insieme riconoscere che il desiderio può rinascere proprio a partire da essa.In questo senso, l’elaborazione del lutto non è la fine di qualcosa, ma l’inizio di un nuovo modo di amare e di vivere.


L’elaborazione del lutto in psicoterapia

Nella pratica clinica, questo percorso di elaborazione richiede tempo, ascolto e parola.Ogni lutto è unico e personale: non esistono tappe uguali per tutti, né tempi prestabiliti.Ci sono persone che trovano nel ricordo una forza vitale, altre che hanno bisogno di silenzio, altre ancora che sentono di non farcela da sole.Il compito dello psicoterapeuta è quello di accompagnare il soggetto nel suo lavoro di simbolizzazione, aiutandolo a dare forma e senso alla mancanza.

Il dolore, se accolto e condiviso, può diventare pensabile; e quando il dolore diventa pensabile, può anche essere trasformato.In questo passaggio, la parola analitica non serve a “consolare”, ma a riconnettere il soggetto con il proprio desiderio.La persona in lutto non deve dimenticare, ma imparare a convivere con l’assenza, fino a trasformarla in una nuova possibilità di vita.

In questo senso, la psicoterapia del lutto — nella prospettiva lacaniana e recalcattiana — non punta a cancellare il dolore, ma a renderlo fecondo: un’esperienza che, pur nella sofferenza, può aprire alla riscoperta del legame con se stessi e con gli altri.


Conclusione

Lacan e Recalcati ci invitano a pensare il lutto non come una malattia da curare, ma come un passaggio necessario della vita psichica.Elaborare la perdita significa riconoscere la nostra vulnerabilità, ma anche la nostra capacità di trasformarla in un nuovo modo di amare.Accettare la mancanza, in ultima analisi, è accettare la vita stessa: fragile, imperfetta, ma ancora capace di desiderio.


Bibliografia

  • Freud, S. (1917). Lutto e melanconia. In Opere, vol. 8. Torino: Bollati Boringhieri.

  • Lacan, J. (1974). Scritti. Torino: Einaudi.

  • Lacan, J. (1986). Il seminario. Libro VII. L'etica della psicoanalisi. Torino: Einaudi.

  • Recalcati, M. (2012). Jacques Lacan. Desiderio, godimento e soggettivazione. Milano: Feltrinelli.

  • Recalcati, M. (2012). Ritratti del desiderio. Milano: Feltrinelli.

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